Commento ad un saggio su Destra e Sinistra incontrato nel Web

Non tanto la Scienza, quanto la stessa esistenza della Scienza ci impone di considerare improbabile l’idea di “libero arbitrio” a meno che non adottiamo questo principio di libertà per motivi puramente funzionali e legati al riconoscimento della nostra impossibilità di individuare, nella stragrande maggioranza dei casi, la relazione di causa-effetto degli avvenimenti. Almeno quelli che riguardano la vita quotidiana. L’impossibilità manifesta, da parte nostra, di ripercorrere l’intero processo che determina i casi “testa o croce” nel lancio di una moneta o ignorare i moti sociali e psicologici che portarono il ventenne Gavrilo Princip all’attentato di Sarajevo non devono farci pensare che in natura (ivi compresi noi) esista un principio di libertà assoluta. Nonostante gli sforzi analitici di “Il prigioniero libero” (Giuseppe Trautteur, Adelphi).

Se concordiamo sul fatto che l’universo sia governato da leggi cosiddette naturali allora i casi sono due: immaginiamo che l’uomo sia il prodotto di una divinità ed allora il suo comportamento prescinde da queste leggi essendo dotato del libero arbitrio che lo espone alla responsabilità; oppure dobbiamo pensare che il comportamento umano sia soggetto a quelle leggi.

Una concezione deterministica dell’esistenza presenta due preoccupanti limiti: in primo luogo è molto pesante da comprendere ed accettare, in secondo luogo mette in crisi il concetto di merito. Ma c’è un aspetto critico che poi costituisce il nodo centrale del ragionamento e riguarda il concetto di eguaglianza.

Il principio di eguaglianza attiene alla sfera etica dell’esistenza, mentre la riflessione sul libero arbitrio tocca la visione esistenziale dell’umanità. Ciò potrebbe spiegare perché Norberto Bobbio non sia andato oltre il concetto di eguaglianza e giustificando questa con argomentazioni relativamente deboli.

La sostanza della mia riflessione accetta l’idea che nessun individuo abbia merito di se stesso, mentre ogni individuo abbia diversi meriti (incoraggiavo i miei alunni di scuola media suggerendo che ognuno di loro aveva in sé una diversa eccellenza e che loro compito era rivelarla, metterla a frutto e a disposizione della collettività), diversi meriti, dicevo, più o meno grandi, più o meno evidenti ed immediati attraverso i quali restituire alla collettività parte di cui casualmente (inteso nel senso del percorso difficilmente puntualizzabile) si è ricevuto.

Se ritengo che i concetti di Destra e Sinistra, di Progressisti e Conservatori siano ben solidi e discriminanti, pur nella palude di concetti filosofici (ai quali sono estraneo, per ignoranza) è per questo andare oltre l’eguaglianza per la quale il suo interessante saggio, individuando la differenza tra me ed un attuale governante -per fare un esempio- non tanto in una forma di pareggio dei diritti o esaltazione delle differenze ma in una forma di egualitarismo esistenziale al quale non possiamo sottrarci: nessuno di noi ha merto di sé e nascendo acquisisce in diversa misura debiti, e non crediti.

Poi, riguardo alla spinosa contraddizione determinismo – consapevolezza, se la sbrigheranno i filosofi (e per ciò che concerne le colpe, i giuristi).

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